mercoledì 29 dicembre 2021

La rivalutazione degli artisti dimenticati

 


Il modo in cui i mutamenti del gusto in campo artistico, se da un lato sembrano configurarsi come l’estrinsecazione di una scelta strettamente personale, di fatto possono essere predisposti da circostanze esterne estranee alla nostra stessa volontà; persino nello spazio temporale di un singolo istante può avvenire che i gusti differiscano. Occorre tenere presente, scriveva Buchanan nel 1824, che esiste una moda per i pittori come per gli abiti o per qualsiasi altra cosa

lo costringono a prendere coscienza di un fenomeno peculiare: e cioè che quanto riveste per noi importanza assoluta, in passato può essere sembrato insignificante a persone che sappiamo essere state colte non meno di noi. È possibile che una futura generazione rimanga insensibile al cospetto di un Piero della Francesca o di un Vermeer? 

Si afferma che il tempo sia buon giudice. È un asserto che non possiamo confermare, né smentire; ma dalla posizione di vantaggio in cui oggi ci troviamo possiamo concludere che i due artisti insieme a tanti altri sono stati trascurati per un periodo di tempo assai più lungo di quello che ha visto il loro apprezzamento. D’altra parte, non ci è nemmeno dato di concludere che, una volta sottratto un pittore all’oblio, è impossibile scordarcene di nuovo. 

La relatività del concetto di gusto che emerge da uno studio del passato, è il quid che la quasi totalità dei grandi riscopritori si preoccupava di scansare; è per esempio, la consapevolezza di volersi impegnare deliberatamente nello smantellamento di un criterio globale che presiedeva al gusto ortodosso, a rendere così importante per Ruskin il tentativo di elaborarne uno nuovo. Per lui, come per la netta maggioranza degli scrittori, l’anarchia era pericolosa non meno dell’eresia. Tale anarchia, ossia la pronta disponibilità ad ammirare le opere d’arte appartenenti a ogni epoca e a ogni cultura, che ora alberga in noi, è giustamente stata salutata come una delle massime conquiste culturali registrate dal secolo appena concluso.

Tuttavia, data da quella stessa epoca il manifestarsi del fenomeno opposto: quello della rivalutazione. Nel corso del secolo XVIII, pittori nuovi (Teniers, Murrillo, ecc.) cominciarono a integrare i canoni di valutazione di ciò che poteva essere apprezzato dal cosiddetto uomo di gusto: figura in quel periodo della massima importanza. Sta di fatto che il gusto, per quanto capriccioso, è sempre connesso a valori estranei al gusto pure e semplice. Tutti i sistemi estetici, per blandi che siano i loro legami, appaiono sempre avvinti in modo inestricabile, da una serie di fattori di ordine religioso, politico, nazionalistico, economico, culturale, che formalmente sembrano correlati con l’arte in modo molto vago, ma che talvolta esigono perentoriamente di essere scompagnati prima ancora che la percezione di un mutamento diventi possibile. Artisti e mercanti, storici e prelati, uomini politici e collezionisti possono da un dato momento avere motivi di diversa natura per mutare ovvero imporre la gerarchia estetica dominante.



Le Brun e la riscoperta di Vermeer 

La prima volta che in un testo stampato si è fatto uso del termine “scoperte” risale al 1792, l’autore era Pierre le Brun, e il pittore alla cui riscoperta contribuì in misura determinante era l’allora virtualmente obliato Vermeer. Nato nel 1748, sotto Luigi XV, e morto nel 1813 durante il Primo Impero è stato l’ultimo e forse il più grande della nutrita schiera di mercanti e amatori d’arte prodotti dalla Francia nel secolo XVIII. Ci troviamo al cospetto non solo di un amatore d’arte, sagace e percettivo, ma altresì di un astutissimo mercante.

Occorre anzi sottolineare fin dall’inizio come il mercato d’arte svolga un ruolo nettamente superiore a quanto sia comunemente ammesso nelle mutazioni di gusto. Le Brun è stato il primo esperto a infrangere l’inveterata abitudine di tentare a ogni costo l’attribuzione del maggior numero possibile di quadri al nome clamoroso e definitivamente consacrato di un grande pittore, per porre invece l’accento sui valori della rarità e dell’inconsueto.

Lo scopo era quello di portare alla luce l’opera di pittori che fino a quel momento erano misconosciuti, ma più esattamente, la fatica di Le Brun s proponeva di abolire lo snobismo legato ai nomi, sostituendolo con ciò che di fatto era un’altra forma di snobismo, ossia quel fascino del nome ignoto destinato a offrire tanto agli storci quanto ai collezionisti la possibilità di coltivare un numero di ipotesi indefinito.

Tuttavia, se è vero che Le Brun è stato fra i primi intenditori d’arte a tentare deliberatamente la scoperta di lontani pittori dimenticati occorre sottolineare come lo spirito della sua iniziativa si discostasse radicalmente da quella di innumerevoli altri esploratori che in tutta Europa, nell’arco quantomeno di una generazione avevano inteso operare con lo stesso proposito. La caratteristica più singolare di Le Brun è da vedere nel fatto che il suo apprezzamento, nei casi più importanti e originali, si collocasse sempre entro l’alveo di un gusto generalmente accettabile e in senso lato, tale era la ragione che ne motivava l’insuccesso. 

Sebbene a Le Brun spetti un ruolo decisivo nella storia della valutazione critica della pittura, di cui fu un autentico pioniere, pure gli esiti immediati sortiti dalla sua volontà di promuovere lo studio e il culto di pittori sconosciuti quali Vermeer e molti altri furono di portata relativamente modesta. Le campagne belliche e le invasioni che fecero seguito alla Rivoluzione francese e sottrassero innumerevoli dipinti ai santuari cui il tempo li aveva consacrati, lungi dall’accelerare il processo di mete metamorfosi del gusto che era già in moto negli ultimi anni dell’ancien regime, contribuirono al contrario ad arrestarlo, o quantomeno a rallentarne il corso.



Il dominio artistico della Francia dell'800 

Per quasi un ventennio, a intervalli, la Francia esercita in pratica il suo dominio su tutta l’Italia, o quasi. Militari, artisti diplomatici delle più disparate opinioni politiche sciamarono per la penisola col preciso incarico di impadronirsi di capolavori a nome del grande museo centralizzato di Parigi, e indirettamente delle pinacoteche secondarie in via di allestimento delle principali città della provincia. Per quasi un ventennio, a intervalli, la Francia esercita in pratica il suo dominio su tutta l’Italia, o quasi. Militari, artisti diplomatici delle più disparate opinioni politiche sciamarono per la penisola col preciso incarico di impadronirsi di capolavori a nome del grande museo centralizzato di Parigi, e indirettamente delle pinacoteche secondarie in via di allestimento delle principali città della provincia.

Tuttavia il controllo esplicato dalle autorità era così efficiente, che ben poco di ciò che in base ai canoni di valutazione corrente era stato giudicato di cospicuo valore non raggiungeva la destinazione ufficiale a Parigi. Di norma il saccheggio delle collezioni e dei palazzi privati veniva drasticamente scoraggiato. Persino gli inglesi (il cui gusto era irriducibilmente legato alla vecchia scuola pittorica) non poterono disconoscere che le collezioni private italiane uscivano relativamente indenni dalle spoliazioni francesi, non senza precisare, al tempo stesso, che i capolavori pittorici venduti a Londra erano affluiti da Roma in conseguenza delle penalità pecuniarie imposte dai francesi all’aristocrazia.

Il fatto che in quel periodo i collezionisti privati francesi fossero ostacolati da mancanza di occasioni propizie più che da mutamenti intervenuti nel gusto torva piena conferma quando si dia una rapida occhiata agli affetti prodotti dalla spedizione di Spagna: effetti diametralmente opposti a quelli della campagna di Italia. I ripetuti tentativi di selezionare alcuni fra i dipinti di maggior pregio, di scuola sia spagnola sia straniera, appartenenti alla collezione reale ad altre raccolte di Madrid e di varie città per fregiarne il museo napoleonico furono contrastati da tattiche dilatorie, e altresì dal fatto che re Giuseppe, fratello di Napoleone, era incline a tenerli per se. Per contro privati di ogni genere, ma francesi più sovente che inglesi, riuscirono a procacciarsi opere inestimabili che potremmo definire di tipo convenzionale.no a procacciarsi opere inestimabili che potremmo definire di tipo convenzionale.

L’elenco dei privati che trassero vantaggio dalla campagna di Spagna è dei più lunghi. Per concludere, possiamo senz’altro affermare che in linea generale i clamorosi capovolgimenti avvenuti in Europa tra il 1793 e il 1815 incoraggiarono, ma soprattutto consentirono, l’acquisizione da parte degli inglesi e dei francesi – a livello pubblico o privato e comunque su larga scala - di opere pittoriche il cui prestigio era già consacrato da secoli di costante apprezzamento. L’incipiente interesse per l’arte antecedente o addirittura remota che con lenta ma costante progressione si era affermato nel decennio precedente la Rivoluzione, fu sommerso dall’improvvisa quanto inattesa disponibilità di tanti capolavori dalla fama ormai consacrata.



I collezionisti privati dell'800 

Intorno agli anni 1840 per la prima volta ci imbattiamo non solo in collezionisti o intenditori isolati, figure eccezionali che operano le loro scelte in rapporto a esperienze artistiche differenziate, ma altresì in un numero ingente di appassionati d’arte che in larga misura sembrano sottrarsi all’influsso determinante esercitato sui loro gusti personali, dai molteplici fattori esterni.

Fra tutte le dinastie aristocratiche mercantili che accumularono i loro tesori al tempo della Rivoluzione francese solamente i Baring- famiglia di banchieri - conservarono per parecchie generazioni un interesse sincero e spiccato per la pittura del periodo classico. Abbiamo innanzi tutto sir Francis fondatore del patrimonio di famiglia: necessitava di quadri coi quali arredare le varie residenze e finì col trovarsi proprietario di una raccolta di scelti olandesi. I suoi figli, Thomas e Alexander, attribuirono ai loro quadri ben atra importanza: il primogenito Thomas, al pari di non pochi suoi contemporanei appartenenti a ogni ceto sociale, svolgeva attività marginale di mercante d’arte e fu così che sconvolse gli appassionati inglesi di pittura quando nel 1814, meno di un anno dopo averla comprata, cedette all’erede al trono di Baviera la Madonna della Tenda di Raffaello, parimenti comprò molti quadri di scuola olandese che andarono ad aggiungersi alla collezione paterna, ma quello stesso anno li rivendette in blocco al principe reggente. 


Tuttavia compensò queste vendite con la prodigalità dei suoi acquisti di opere pittoriche italiane e spagnole. Quanto al fratello Alexander si diceva che in Inghilterra nessuno più di lui avesse speso somme così ingenti in quadri di pregio molti dei quali acquistati a loro volta attraverso Le Brun anche se in prevalenza di scuola olandese e fiamminga. Tuttavia è solo con la terza generazione di questa famiglia che ci imbattiamo nella figura di un collezionista dalle concezioni affatto ardite e indipendenti, Thomas Baring, figlio di Sir Thomas.


 Questo accorto banchiere di strepitosa ricchezza dedicò al culto delle arti gran parte della sua vita. Quando nel 1835 diede inizio alle sue acquisizioni, largo effetto ebbe su di lui la pressione esercitata dall’Art Journal e da gran parte della pubblica opinione votata a sostenere a ogni costo la causa della pittura inglese moderna; acquistò in blocco un centinaio di quadri provenienti da una delle più famosi collezioni private. 

Fu una delle ultime transazioni del genere espletate da un inglese. Due anni dopo Baring comprò, dopo congrua valutazione, quadri francesi, italiani e spagnoli che facevano parte della collezione paterna, morto di recente. Da allora e fino al 1871 non desistette dall’accrescere la propria collezione.

I suoi acquisti spaziavano in ogni campo, dal Seicento spagnolo ai primitivi olandesi. Divenne inoltre uno dei più sagaci raccoglitori inglesi Watteau. La mania collezionistica di tre generazioni dei Baring illustra con estrema eloquenza l’argomentazione posta in apertura. Fra il 1840 e il 1850, in Inghilterra come in Francia, il gusto era estremamente mutevole e ricettivo. A differenza di quanto era avvenuto nel passato il gusto non si basava sui principi di sistematica esclusione, al contrario era assai più aperto di quanto fosse mai stato sino allora o di quanto lo sarebbe stato sino a oltre un secolo più tardi. Negli anni successivi al 1850 la creazione di un Club del Collezionista che avrebbe conquistato rapida fama con la denominazione di Burlington Fine Arts Club e si sarebbe distinto nell’organizzazione di una nutrita serie di esposizioni, valse in certo qual modo a confermare formalmente questo nuovo stato di cose. Possiamo tuttavia arguire che tra queste élite di uomini e donne colti e facoltosi si andasse elaborando una nuova concezione del gusto che nelle menti più duttili e meno teoriche si basava su principi più ampi di ogni altro invalso in precedenza.

Erano questi gli anni in cui un eclettismo altamente deprecato presiedeva quale fattore guida all’estrinsecazione dell’espressione artistiche contemporanee. Pietro Selvatico veneratore dei puri trecentisti (Nazareni e Puristi italiani) ha dato copiose lodi al Tiepolo imbarocchito ma nel contempo sottolinea come nel suo atteggiamento non vi sia in realtà alcuna contraddizione.

Al pari dei leggiadri artisti trecenteschi l’estroso pittore di affreschi si distingueva per l’intesa espressività spirituale e schietta resa formale. Il fatto che ammiri ad un tempo Tiepolo e i Puristi, mostra che non c’è in lui nessun preconcetto partito di escludere o rinnegare qualsiasi sorta di merito sotto qualsivoglia sistema o scuola; parole queste, che avrebbero potuto essere assunte a manifesto dei molti amatori d’arte decisi a usare i propri occhi anziché ad affidarsi ai luoghi comuni. Sino ad anni ancora recenti l’arte veniva apprezzata o denigrata per categorie, un’intera scuola, un intero secolo, un’intera nazione, erano riabilitati, rifiutati, o ignorati in toto; era allora difficile guardare di punto in bianco a un singolo quadro con occhi nuovi sgombri da pregiudizi.



I mutamenti nell'Arte '800

I mutamenti di gusto interessano persone diverse, in tempi diversi, in modi diversi. Oggi l’accessibilità è un dato essenziale, ma di per se stesso non determinante. Gli affreschi di Piero della Francesca, le pale d’altare di van der Weiden sono stati visti, e ignorati, per secoli. I musei possono contribuire ad attirare l’attenzione su particolari opere d’arte, ma a loro volta sono in larga misura l’espressione e il prodotto delle forze che li generano. Nessuno per es., quanto meno fino al 1850, avrebbe potuto coltivare in una spiccata inclinazione per i primitivi italiani, o una predilezione per la pittura francese del Settecento, basandosi su ciò che aveva modo di osservare in qualsiasi museo di Inghilterra.

Per contro le esposizioni sono suscettibili di attirare maggiore attenzione. Il loro carattere di temporaneità e la pubblicità che irradiano, possono conferire loro cospicua portata. Per più di un secolo le sale d’asta avevano svolto molte funzioni attinenti alle mostre temporanee. Nondimeno, data solo dal 1815 la prima esposizione londinese, non permanente e non commerciale, di dipinti di antichi maestri di altre nazionalità: nel genere cioè che oggi ci è oltremodo familiare.

Sarebbero tuttavia trascorsi parecchi anni prima che a Londra maturasse un’ulteriore occasione di vedere altre opere appartenenti alla più antica scuola pittorica, sia pure con un’eccezione di notevole rilevanza. La presenza di dipinti originali in una collezione privata, in una chiesa, in un palazzo, in un museo o in un’esposizione temporanea, la loro distribuzione in base a criteri cronologici, di nazionalità o di puro capriccio, la loro appartenenza a un prelato, a un socialista, a uno studioso o un’esponente della nobiltà sono altrettanti fattori suscettibili di influire sull’effetto prodotto dai quadri stessi in misura più sensibile di quinto si ammetta.

L’influenza delle nuove tecniche di riproduzione e del linguaggio nella diffusione di opinioni nuove sull’arte e sugli artisti.

Tuttavia, fino a epoca recente, le occasioni di vedere le opere originali erano relativamente limitate, e la stragrande maggioranza della popolazione, ivi inclusi quanti avevano diretta e personale attinenza con l’arte, doveva accontentarsi delle riproduzioni e della parola scritta. Non è il caso di sottovalutare gli effetti esplicati, nella guida del gusto in senso lato, da queste due forme di comunicazione indiretta, e gli intenditori d’arte del secolo scorso ne erano perfettamente consapevoli. All’apparire di ogni nuova tecnica figurativa – dalla litografia alla xilografia, dall’incisione alla fotografia – il dibattito dei suoi meriti in rapporto alle atre si faceva più intenso e vibrante. Ma furono tuttavia le guide turistiche, più che le riviste e i periodici, a influire nella misura più avvertibile sulla visuale del pubblico.

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lunedì 27 dicembre 2021

2022 - Investire nel mercato immobiliare e nell'Arte

 


Gli italiani da sempre credono che investire in immobili sia una cosa saggia, associando il mattone alla stabilità finanziaria e alla possibilità di ricavare reddito ulteriore. Il 93% degli italiani, quindi, secondo l’osservatorio Dyanema, è a favore del flipping immobiliare. Che tuttavia presenta dei pro e dei contro..

Secondo quanto rilevato dal sondaggio Dyanema, realizzato da Nextplora, il flipping immobiliare – ovvero l’acquisto di un immobile da ristrutturare e mettere a reddito, o rivendere a prezzo maggiorato - piace quasi a tutti ma non tutti se lo possono permettere per varie ragioni. In particolare, un italiano su quattro (27%) ha già portato a termine un investimento in questo settore, a cui si aggiunge un 35% composto da chi sta aspettando di consolidare il proprio capitale in vista della giusta occasione. A questi si aggiunge quasi un italiano su tre (32%) che – pur desiderando di poter investire - ammette con rammarico di non disporre del capitale necessario per muoversi su questo fronte.

Come investire in immobili

Come, quindi, investire correttamente in immobili? Gli intervistati da Dyanema, consapevoli dei rischi, sono consci del fatto che si debba investire solo quando si conosca bene il mercato: quasi un italiano su due (45%) lo crede, e inoltre il 43% - prima di cominciare - si affiderebbe ad un esperto del settore. Tra le figure ritenute competenti spiccano l’agente immobiliare (52%), e il consulente finanziario (23%).

In quali immobili investire ?

Disponendo del capitale, quale tipologia di immobile preferiscono gli italiani per un investimento?

L’opzione preferita da 3 italiani su 5 (61%) è quella di acquistare un immobile che non richieda particolari opere di ristrutturazione; il 18% crede invece che il vero affare sia in quelle operazioni che prevedano il cambio di destinazione d’uso dell’immobile, mentre il 14% punterebbe su un progetto da realizzare. L’obiettivo infatti è quello di mettere a reddito l’immobile nel più breve tempo possibile: in oltre un caso su tre (36%) affittandolo con contratti di lungo periodo così da garantirsi una rendita stabile nel tempo, mentre il 28% opterebbe per affitti brevi o brevissimi sfruttando i numerosi portali web che permettono a turisti e viaggiatori di tutto il mondo di trovare con facilità case e appartamenti per un “appoggio” momentaneo, cercando di ottenere entrate più alte anche se potenzialmente meno prevedibili. Per un italiano su cinque invece (18%), la finalità dell’investimento è semplicemente quello di dare solidità e garanzie per il futuro dei propri figli.

Adesso che abbiamo un idea più chiara sul mercato immobiliare, come può l'Arte incrementare il suo mercato ? 

Semplice. Ogni immobile antico o contemporaneo nei pressi di un museo o galleria D'Arte sia di artisti storicizzati o emergenti aumenta il valore del mercato minimo del 40% , quindi ogni appartamento con un opera d'Arte come un murales oppure mosaico rivaluta completamente il suo valore . Perciò quando acquistate un appartamento, basta commissionare me, oppure un altro artista per realizzare un opera d'Arte dipinta. Questo è il vero motivo della propaganda sull'Arte, della pubblicità agli artisti ed alle mostre, l'apertura e la chiusura di Gallerie D'Arte. Semplicemente la svalutazione o la rivalutazione del mercato immobiliare.

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mercoledì 22 dicembre 2021

Cosa è Arte e cosa non lo è?

 


Finalmente posso parlare liberamente di una cosa che ho a cuore, cioè la definizione di Arte . 

Quando siete davanti ad un capolavoro oppure quando vi trovate di fronte ad un opera di unartista ben fatta ,e sentite affermare da un vostro amico la classica frase :

" Bellissima , questa si che è un capolavoro !". Certamente in questa situazione potremmo anche  voler dare la nostra opinione ma .. ci tratteniamo, lasciamo che il nostro amico o parente si goda il suo capolavoro senza controbatterlo. Ma dentro di noi riflettiamo e ci poniamo sempre nuove domande sia che riguardino l'opera,sia che riguardino il nostro lavoro, cercando di capire se i nostri studi o le nostre risposte siano corrette oppure se seguiamo un illusione .  Bè a questo punto è arrivato il momento di rispondere alla domanda da un milione di dollari. Soldi virtuali ovviamente .Ma  che cosa è l'Arte? che differenza c'è tra arte ed Artigianato ?

Mi sono sentito porre questa domande tante volte e ho sempre cercato di dare la risposta più sensata possibile , anche per farla comprendere alla persona che mi sta di fronte. E devo dire che non è sempre facile .Il mio difetto è che non voglio mai fare la parte del saputone per gonfiare il mio Ego . Anzi mi sforzo sempre per offrire la risposta più comprensibile a tutti . L'arte è un linguaggio universale ed è per tutti , quindi credo che anche le risposte e le spiegazioni debbano essere tali. 

L'Artista è quella persona che vede quelle cose che nessuno vede , e deve trovare il modo di farle capire a tutti .L'Arte è quella frequenza che interagisce tra l'Artista e l'opera, tra l'opera e lo spettatore. L'Arte è una frequenza ed è il tramite tra l'universo e lo spettatore . L'Artista  è il tramite .Quindi  l'Arte ha il ruolo di  creare emozioni , Deve offrire risposte , ma porti anche domande ...per farti riflettere , farti viaggiare nella tua interiorità, e nel tuo intelletto. Facciamo degli esempi.

Vi è mai capitato mentre siete in macchina di vedere su una parete, in un bar, in centro mentre facciamo shopping  qualcosa di artistico, o qualcosa che vi ricordi l'Arte?

Talvolta guardando un manifesto strappato, penso all'Arte di Mimmo Rotella, oppure passeggiando  in centro guardando le classiche prove di colore degli imbianchini penso sempre alla pittura astratta di  Mondrian. Quando vedo le accumulazioni di spazzatura mi viene in mente il lavoro di Arman, oppure lavorando anche nei cantieri dove gli edifici sono coperti mi ricordano il lavoro ed il genio di Christò. Questi sono solo alcuni esempi per rivedere le fonti d'ispirazione che hanno influenzato me ed  i grandi maestri, ma ovviamente le loro opere non sono solo belle e particolari , ma portano con se anche grandi messaggi. Per quanto riguarda l'artigianato ne parlerò più avanti dove scriverò le varie differenze . L'artigianato è un argomento molto delicato e pieno di tradizione, quindi preferisco parlarne in un articolo dedicato solo ad esso . 

Detto questo, le ispirazioni che ho per dipingere sono infinite ogni giorno ;e questo mi fa stare bene, solo che il rischio mentre si parla con gli amici è quello di sembrare presuntuoso e di apparire un pochino fricchettone. Quando si persegue un intento istruttivo, la critica altrui specialmente se fatta da persone ignoranti in materia è sempre molto alta. Ma non ci posso fare nulla, io ho bisogno di spiegare ciò che ho in mente anche se dall'altra parte emergono interrogativi. 



La maggior parte della gente non si domanda cosa ci può essere nella mente di un artista. Perchè Joseph Beuys si è rinchiuso per tre giorni in una galleria in compagnia di un coyote? Perchè Alberto Burri dipingeva con la fiamma ossidrica? Perchè Marina Abramovic è rimasta ha trascorso un intera Biennale Di Venezia a scalcare ossi di manzo ? Questa si può considerare Arte, oppure i fantomatici artici ci prendono per i fondelli ? 

L'Arte contemporanea e soprattutto come nel mio caso la pittura, si avviluppano in delle contraddizioni ogni giorno più inestricabili: da un canto sembra essere sulla bocca di tutti , dall'altro non parla quasi a nessuno. La televisione e le riviste rincorrono come possono le tendenze , intervistando stilisti, architetti, le gallerie, gli artisti come me, i curatori museali , le aste ed i critici trovando in loro opinioni differenti e nella maggior parte dei casi contrastanti. Allora come capire quali opere sono Arte e quali no? Come trovare i loro concetti nella vita di tutti i giorni ?

Bisognerebbe conoscere tutti gli artisti e studiare ogni loro opera come faccio io . Quando dipingo cercando di creare concetti importanti, mi ispiro sempre al lavoro di questi maestri e realizzare un dipinto avendo sulle spalle il lavoro di questi fenomeni insieme ai maestri che li hanno preceduto non è assolutamente facile. Creare opere nuove senza plagiare e senza essere un copia incolla non è affatto facile e negli ultimi anni , il panorama artistico internazionale ha vissuto mutamenti rapidissimi ; gli artisti hanno riscoperto la pittura, sia figurativa che astratta, e a livello internazionale si è andato sempre più affermando l'interesse di ispirarsi anche agli oggetti o alle emozioni che si vivono tutti i giorni.

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giovedì 16 dicembre 2021

Come scrivere un libro . La mia esperienza

 

Innazitutto l'idea di scrivere un  libro mi è venuta dipingendo e disegnando. Grazie a tutte le mie esperienze pittoriche scritte sui social, ho pensato che sarei dovuto andare più nel dettaglio, descrivendo cosi il mio pensiero su carta. 
Nel vastissimo e affascinante mondo nella letteratura e dei libri, sono molti gli e le aspiranti scrittori e scrittrici che vorrebbero provare a mettere su carta le proprie idee e fantasie, scrivendo un libro e dando vita a storie e personaggi.

 Però è anche vero che non tutti riescono a portare a termine questa esperienza, sia per insicurezza che per impegni venuti fuori all'improvviso. Capire da dove partire, tuttavia, non è sempre facile. Prima di vedere pubblicato il mio libro, infatti, il percorso da affrontare è ancora  molto lungo e prevede anche la ricerca di una casa editrice in grado di apprezzare l’opera e di darle il giusto risalto.

 Perchè scriverlo e basta per poi tenerlo in un cassetto non mi da la minima soddisfazione.
Per quanto riguarda la fase di scrittura, e le idee da riportare in seguito su carta  è necessario per me seguire alcuni passaggi fondamentali se voglio arrivare fino in fondo :
-Ho letto : il modo migliore sia  per apprendere le tecniche di scrittura è osservare come gli autori più esperti le utilizzano. Questo è un passaggio molto importante , perchè talvolta rischio di annoiarmi .Per questo è importante dedicare un pò di tempo alla lettura di qualsiasi tipologia di opera, per iniziare a distinguere stili e tecniche.


-Ho fatto  ricerche sull’argomento del mio  racconto ,  in questo  caso la pittura , ma non il solito pippone  tecnico artistico che fa addormentare tutti nel giro di una pagina .  Bisogna essere completamente privi di concetti scolastici . Ad esempio, se non si conosce adeguatamente l’epoca storica nella quale si intende ambientare il libro, si potrebbe rischiare di essere poco coerenti.Ho Imparato  a raccontare una storia: non mi è  bastato  avere un’idea, l'ho dovuta a narrare nel modo giusto per tenere alta l’attenzione dei lettori.

 
-Ho cercato mio malgrado di seguire  il flusso narrativo, utilizzando esempi ed esperienze mie e di artisti che conosco al meglio per dare sostanza alle tematiche . Questi  sono solo alcuni degli aspetti che vanno tenuti in considerazione perché il racconto risulti efficace. Eventualmente, pensai anche  di iscrivermi  a un corso di storytelling o di scrittura creativa, ma le dita andavano da sole e gli argomenti non  sono mancati.


-Ho Imparato  a raccontare una storia: non mi è  bastato  avere un’idea, l'ho dovuta a narrare nel modo giusto per tenere alta l’attenzione dei lettori. Ho cercato mio malgrado di seguire  il flusso narrativo, utilizzando esempi ed esperienze mie e di artisti che conosco al meglio per dare sostanza alle tematiche . Questi  sono solo alcuni degli aspetti che vanno tenuti in considerazione perché il racconto risulti efficace. Eventualmente, pensai anche  di iscrivermi  a un corso di storytelling o di scrittura creativa, ma le dita andavano da sole e gli argomenti non  sono mancati.


Scoprire come è composto un libro: prima di iniziare la stesura della storia, mi è convenuto studiare tutti gli elementi del libro, in particolare le componenti interne come testatina, occhiello e note a piè di pagina, e devo dire che è stato il lavoro più stressante.
Essere costanti. Questa è stato il momento migliore perchè ho cercato di prendermi un pò di tempo tutti i giorni per lavorare sulle idee e vederle estese sulle pagine

    
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Se invece sei curioso di leggere il mio libro visita il mio sito: 
crisdesignarte.com e lasciami un messaggio nello spazio dei contatti.

martedì 14 dicembre 2021

Arredare ad Arte

Da sempre l'Arte è servita per rendere più grazioso e ospitale gli ambienti di lavoro e di casa . Ma come possiamo capire qual è il quadro adatto a noi ?

Esistono molte soluzioni e tanti esperti che studiano, e lavorano per arrivare alla risposta . Anche se tante volte anche loro commettono imperdonabili errori da dilettanti.


Vediamo tre piccoli esempi :

-Giudicare una persona e l'ambiente solo dalle apparenze.

Molto spesso a causa o per colpa del fatturato un professionista come l'arredatore,  giudica l'ambiente, la tua casa o l'area del tuo lavoro, solo superficialmente, considerando solamente il brand della cucina, dell'oggettistica, la praticità della scrivania ma, senza percepire l'energia che trasmette ogni stanza, senza considerare il tuo modo di essere ed il tuo modo di vivere gli ambienti, ma soprattutto se esiste complicità fra te e l'oggetto da lui proposto. Personalmente non ho mai sentito dire ad un consulente che quell'arredo non è per te, e addirittura  consigliarti un azienda concorrente, sia per il tuo bene o semplicemente per utilizzare il passaparola passandosi reciprocamente i loro clienti cioè la banca dati . Io credo che una prospettiva migliore sarebbe quella di allargare gli orizzonti e le le prospettive, uscendo dai canoni della classica vendita. Cosi facendo, il loro lavoro sarebbe innanzitutto meno stressante, ed a lungo andare creerebbero sicuramente un rapporto migliore con i loro clienti.  Inoltre passarsi la banca dati è una tecnica di marketing più che efficace


-Considerare i quadri secondari a tutto il resto.

Mi è capitato spesso di proporre le mie opere a showroom di arredamento o a specialisti del Design , e comprendo la loro voglia ed il loro bisogno di piazzare  i prodotti da loro esposti anche per favorire il brand del divano, dei sanitari oppure della cucina o camera da letto .E a sentir loro le persone non sono interessate all'Arte, e con questo pensiero considerano la pittura o la fotografia solamente come oggetto di regalo per arrivare a cifra tonda sui tuoi acquisti . Ma fate davvero? Seriamente pensate che l'Arte non seva a nulla ? Siete veramente convinti che i vostri salotti e bagni freddi riescano davvero a piacere alle persone ?

- Affidarsi esclusivamente a gallerie d'arte

Se da un lato l'Arte viene sminuita, dall'altro viene considerata l'oggetto di punta per creare solo in seguito l'arredamento. In questo caso però il mercante d'Arte offre solo le opere che colleziona, senza considerare minimamente la persona che ha di fronte e senza informarsi se il possibile acquisto è adatto all'ambiente dove andrà posizionato.

Visti i preamboli che non vanno seguiti, ora cerchiamo di agire con la logica , il cuore e sentimento.

Il momento dell’acquisto o della ristrutturazione di una casa è sempre molto emozionante, ma dopo la prima fase di euforia, arriva il momento di decidere come arredarla. In questo caso, si devono fare i conti con il gusto personale, ma anche con il budget che si ha a disposizione. Tutti vorremmo una casa di design, ma molti sono frenati dalla paura di spendere troppo. Così vale anche per gli amanti dell’arte: riempirsi la casa di opere è un vero sogno, ma forse non tanti sanno che può diventare realtà. Arredare casa con l’arte contemporanea è possibile anche se non si ha un conto da milionari, basta seguire alcuni semplici consigli che possono trasformare la tua casa, nella tua personale galleria in cui ritrovare l’armonia ogni giorno.


-Trasforma la tua casa in una galleria

Un consiglio che mi viene dal cuore .Arredare casa con l’arte contemporanea è più facile di quanto si creda, ma la prima cosa che non deve mancare è la capacità di immaginazione. Quando si ristruttura una casa o se ne acquista una nuova, il momento in cui si decide come dovranno essere gli interni è molto delicato: ci si ritrova infatti circondati da pareti bianche e spazi vuoti, tutti da riempire. In questo caso non ci si deve far prendere dalla frenesia o dall’ansia di dover eliminare ogni spazio vuoto, piuttosto ci si deve mettere a tavolino e con una buona dose di creatività e immaginazione, iniziare a progettare gli interni in ogni minimo dettaglio. Solo in questo modo potrai essere certo di creare gli ambienti che hai sempre desiderato. È molto importante però seguire alcuni consigli che ti potranno guidare nella scelta dell’arredamento della tua casa, trasformandola in una vera galleria.

-Crea dei contrasti di colore

Un altro  consiglio per arredare casa con l’arte contemporanea è giocare con i contrasti di colore e qui le mie opere astratte andrebbero benissimo . Anche se la stanza ha uno stile minimal o ha la predominanza di un solo colore, è fondamentale scegliere ad esempio un quadro o una fotografia che crei un forte impatto cromatico. Se si sceglie infatti un soggetto con tonalità vivaci, si potrà catturare l’attenzione di chi entra nella stanza creando un suggestivo colpo d’occhio. Se le pareti hanno un colore neutro come il beige, il bianco o il grigio, si possono scegliere tonalità come il blu, il rosso o il verde. Se invece si decide di creare un’atmosfera nordica e minimal, si può giocare anche con il bianco e il nero, che solitamente si adattano molto bene a ogni tipo di spazio.

-Unisci diversi periodi storici e artistici

Se il consiglio di scegliere un unico periodo storico è valido per una parete – galleria, in generale invece non si deve aver paura di mixare più stili artistici. Il contrasto può creare valore e dare personalità agli ambienti, un esempio? Una scultura moderna può essere abbinata a un quadro contemporaneo, allo stesso tempo un mobile attuale e minimalista può essere valorizzato da giocattoli d’epoca, come una splendida Aerodinamica PD2500 degli anni ’40 o da giocattoli in legno della Zax: il risultato è assicurato!


-Valorizza le scale

Le scale non sono solo utili, ma possono diventare a tutti gli effetti, parte dell’arredamento. Il consiglio è quello di utilizzare il muro delle scale per creare anche in questo caso una piccola galleria ,( in questo caso l'arte grafica come i miei disegni a penna risultano ottimali) che accompagni gli ospiti fino al piano superiore. In alternativa, se sono abbastanza larghe, si possono utilizzare anche come mensole in cui mostrare pezzi d’epoca, come i giocattoli Ingap, perfetti per creare un contrasto tra moderno e antico, con eleganza e sobrietà.

per ulteriori informazioni sulle opere da me realizzate lasciami un messaggio cliccando il link qui sotto: 

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martedì 16 febbraio 2021

IL MERCANTE D'ARTE DEVE PROMUOVERE GLI ARTISTI E NON SE STESSO



 

"Nel momento in cui nacque il mercato degli anni 80, Bruno Bischofberger c'era.
Quello che fece; fu individuare degli artisti che avessero il senso dell'estetica e del commercio e che fossero disposti a stare al suo gioco. Arriverà sempre prima degli altri, quando poteva comprare a un buon prezzo,  si dava da fare finchè il valore non saliva. Se restavi a un passo avanti, potevi fare un sacco di soldi."

Dice un amico intimo di Warhol: 
"Il suo modo di condurre gli affari con Warhol era impeccabile. Ma Bruno era in grado di distruggere la carriera di un artista. Creava una bolla che poteva fare scoppiare in qualunque momento. Bruno era il re del successo in una notte. Era la quintessenza del gallerista  anni Ottanta, bravissimo nel promuovere un artista, e vivendo in Svizzera comprava e vendeva opere di artisti americani alle loro gallerie americane, facendone aumentare costantemente di valore".

Scrisse Warhol nei suoi diari, dopo essere andato a trovare Julian Schnabel insieme a Bischofberger: 
"Bruno sa proprio come viziare un artista [...]C'è tutto un gruppo di ragazzi che fanno della pessima arte[..]. Poi arriva Bruno  e dice COMPRO TUTTO, e quei ragazzi si abituano ad avere denaro in abbondanza, e non so cosa faranno  quando sarà tutto finito- oh ma a quel punto ci sarà qualcosa di diverso, immagino".

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mercoledì 10 febbraio 2021

LA TULIPOMANIA ESISTE ANCORA?





Tra la fine del cinquecento e gli inizi del settecento, in Europa ed in particolar modo in Olanda, si scatenò una vera e propria corsa al Tulipano, una febbre dilagante che mutò per sempre la storia di questo paese. Tra cenni storici e riflessioni sui perchè, ti guideremo alla scoperta della “Tulipomania”.
Europa, 1554. Dalla corte di Solimano il Magnifico, il Tulipano arriva nel continente grazie a una spedizione di bulbi ordinata da Ogier Ghislain de Busbecq ambasciatore degli Asburgo; a quel tempo il Nostro godeva già di grande interesse nell’impero turco, dove giardinieri ed ibridatori si affaccendavano per ottenere varietà sempre più belle.
Gli ottomani avevano riscontrato che i tulipani selvatici erano mutevoli e che era possibile ibridarli con facilità. Da quel momento ebbero inizio infiniti esperimenti e prove, e questa attitudine della bulbosa di mutare, venne interpretata come un segno quasi divino.
Nel 1597 il botanico John Gerald affermò che “la natura pare giocare con questo fiore più che con qualunque altro che conosca”.
Una variabilità genetica che non è stato possibile controllare sino al XVII secolo, quando gli ibridatori turchi cercarono di ottenere specie sempre più aderenti al loro ideale di bellezza: tulipani dai tepali incredibilmente allungati e appuntiti come stiletti, colore puro e corolle dai bordi regolarissimi e ravvicinati per impedire di vedere le antere all’interno. Da evitare assolutamente l’effetto “doppio”, ovvero la sovrabbondanza di tepali.
Dal 1703 al 1730 abbiamo il periodo noto come “Lale Devri” ovvero l’”Epoca del tulipano”, durante il quale, regnò il sultano Ahmed III ossessionato dai tulipani: erano i giorni in cui i bulbi rispondenti all’ideale di bellezza venivano venduti a peso d’oro sulla piazza di Costantinopoli.
L’ossessione del sultano portò anche alla fine del suo regno e della passione dei tulipani in Turchia, con una rivolta del popolo messo in ginocchio dagli sperperi dovuti all’acquisto dei bulbi.
Ogni anno in primavera avevano inizio eccentrici festival del Tulipano durante i quali i giardini imperiali si colmavano di tulipani ed eccessi: i fiori i cui petali si erano troppo aperti, venivano richiusi cuciti a mano con fili sottilissimi, infiniti specchi disposti strategicamente per valorizzare l’esposizione, ogni varietà era contrassegnata da una targhetta d’argento e ogni tre fiori c’era un lume con lo stoppino regolato all’altezza del fiore.
Uccelli canori in gabbie d’oro e centinaia di tartarughe che si muovevano attraverso i giardini, portando sulla schiena candele. Gli invitati dovevano indossare abiti in nuances con le fioriture.
Nel frattempo, a kilometri di distanza, nell’algida Olanda calvinista, moderata e misurata l’arrivo del Tulipano accende una passione che si trasforma in delirio speculativo.
I primi bulbi arrivati nel paese vennero indirizzati alla volta del Signor Carolus Clusius, botanico, direttore dell’orto botanico imperiale di Vienna e grande esperto di bulbose: a lui dobbiamo la diffusione di fritillaria, iris, giacinto, anemone, ranuncolo, narciso e giglio.
Nel 1593 si trasferì a Leida e prese con sè la collezione dei preziosi bulbi, dei quali aveva grandissima cura e dei quali sbadatamente ne decantava eccessivamente le doti: motivo per cui qualcuno pensò bene di depredare la collezione del buon Clusius dando il via al fenomeno di massa che cambiò per sempre la storia dell’Olanda.
All’epoca il Tulipano era ammantato da un aura di mistero dovuto alle sue origini orientali. La storica dei giardini Anna Pavord parla della “inebriante aura degli infedeli”, inoltre l’incapacità di ottenere le varietà volute, portava ad una lenta diffusione: vi era largamente più domanda che offerta. Le quotazioni di un singolo bulbo raggiungevano cifre esorbitanti; basti pensare che costava quanto una casa signorile ad Amsterdam, un bulbo poteva anche costituire l’unica dote di una sposa e i tulipani erano quotati in borsa dove di costruivano fortune.
Quando i Nostri iniziarono a raggiungere anche altri paesi europei, si cercò di dar loro anche una connotazione utilitaristica come per tutte le altre piante: i tedeschi bollirono e zuccherarono i bulbi, gli inglesi tentarono di servirli come insalata. Si cercò anche un impiego nella farmacopea come rimedio per la flautolenza, ma nulla di questi impieghi servì veramente a qualcosa. Il Tulipano restò fine a se stesso: bello e basta.
Nel frattempo i coltivatori olandesi si adoperavano alacremente per ottenere le tanto apprezzate striature, ed era un proliferare di ciarlatani che vendevano soluzioni per ottenere varietà particolari. Rimedi fantasiosi come cospargere la terra di pigmenti colorati in un’aiuola di tulipani bianchi, guano di piccione come catalizzatore del colore, polvere di gesso.
La realtà era ben diversa: il responsabile della agognata magia era un virus.
Il colore di un Tulipano è sempre dato da due pigmenti che lavorano assieme: quello di base che è o un giallo o un bianco e il secondo, sovrapposto denominato antocianina. I due miscelandosi assieme determinano il colore finale e il virus agisce eliminando in maniera irregolare l’antocianina e lasciando intravedere il colore di fondo. La spiegazione è arrivata nel novecento, quando gli scienziati scoprirono il virus che era propagato dal Myzus Persicae, ovvero l’afide dei peschi, alberi molto diffusi nei giardini seicenteschi.
Autunno 1635, prende il via la bolla speculativa in Olanda perchè il commercio dei bulbi cedette il passo a quello delle cambiali, che riportavano caratteristiche dei fiori, data di consegna e prezzo. Prima di allora il commercio dei bulbi avveniva solo in giugno – al momento in cui venivano tolti dal terreno – e in ottobre, quando si ripiantavano. Ebbe inizio il windhandel ovvero il “mercato del vento”.
Si moltiplicarono speculatori e nuovi commercianti, ad Amsterdam pare che uno scassinatore impegnasse gli attrezzi del mestiere per iniziare ad investire in tulipani.
Nel giro di poco la quotazione di un “Gheel ende Root van Leyden” a striscie rosse e gialle passò da 46 a 515 fiorini, un bulbo di Switsers – un Tulipano giallo piumato di rosso – passò da 60 a 1800 fiorini.
La speculazione raggiunse livelli impensabili in un crescendo vorticoso che si interruppe improvvisamente: Harlem 2 febbraio 1637, si apre l’asta per vendere i bulbi e nessuno fa offerte. Da quel momento – inspiegabilmente – ci fu un crollo verticale e nel giro di breve terminò questa passione divampante che aveva coinvolto per prima l’Olanda e più indirettamente il resto di Europa.
Il Tulipano cambiò per sempre la storia olandese, orientando significativamente il paese verso la floricoltura: tutt’ora l’Olanda è leader indiscussa della produzione dei bulbi. Uno degli spettacoli più affascinanti è assistere alla fioritura, con campi sterminati pieni di colore puro che dondola al vento.
Questo talvolta riguarda anche l'Arte . Quante volte venditori senza riguardo profetizzano in tv o nelle mostre, l'avvento di artisti fenomenali che conquisteranno il mercato mondiale. E' successo svariate volte che le persone ingenue credano alle bolle speculative chiamate appunto Tulipomanie.
La verità è che solo pochissime persone conoscono informazioni sufficenti per guadagnare da questi affari . Non immagino neppure il modo o il metodo di come vengano a conoscenza di certe informazioni, che sicuramente non condivideranno mai con chi compra una o due opere d'arte nella vita , o chi magari ha acquistato qualche titolo in borsa . Certe informazioni come ad esempio un altra bolla speculativa che sono i Bitcoin, non vengono di certo a galla ora, ma chi ne capisce più di me e chi fa questo mestiere sapeva già quando acquistare e quando vendere anni fa', perciò state attenti alle bolle speculative anche perchè il mondo dell'arte è sempre pieno di falsi profeti e falsi messia .
Se ti è piaciuto questo articolo lasciami un commento e ti risponderò a breve , oppure guarda le mie opere sul sito :

sabato 23 gennaio 2021

L'UNITA' DELLE ARTI


Devo dire che negli ultimi anni, il disegno ha avuto un radicale cambiamento. Come la maggior parte delle cose che si è trasferita completamente sul web, anche il disegno si è evoluto e ha avuto anche lui radicali cambiamenti.




Ormai sono rimasti in pochi ad usare compasso,  righello e tecnigrafo.

Infatti  nelle scuole tecnico professionali, come quella che frequentavo io, insegnano ancora l'uso di queste strumentazioni .Ma I professionisti del mestiere oramai utilizzano programmi Cad di ogni genere :buone stampanti e plotter .

Questo modo di lavorare o per meglio dire la tecnologia, ha contagiato anche I fumetti ed I cartoni animati.


Sono lontani anche in questo settore i disegnatori della Disney o di Dylan Dog, dove potevi riconoscere la personalità di ogni artista. Ora si lavora esclusivamente su animazioni computerizzate sempre più realistiche, tanto da considerare I fumettisti o ritrattisti semplicemente degli hobbisti.


Io credo che questo mercato con il tempo vada a screditare ogni creazione rendendola sempre più standard a favore della tecnologia e a svalutando la mano dell'autore . 

Senza accorgercene stiamo dando troppo credito alla tecnologia (che pian piano ci sta letteralmente portando via il lavoro ed i meriti), abbassando i costi dei lavori, ma aumentando invece i prezzi delle attrezzature.  

E non dimentichiamoci poi della creatività , dell'emozione provocata dai primi schizzi su carta e, con il passare del tempo, man mano che il disegno prende forma, il desiderio di vederlo finito, realizzato e poterlo cosi trasmettere su tela dopo averlo mostrato con orgoglio agli altri come se fosse un nascituro [...]Dimmi che ne pensi anche tu e ..lascia un commento !


crisdesignarte.com



sabato 16 gennaio 2021

La legge dell'ottava

 

Credi che Coco Chanel o Steve Jobs  abbiano 

avuto un idea, che l’abbiano sviluppata , e 

che a quel punto fosse fatta e abbiano potuto

 godersi i meritati  frutti del loro genio?              

 

Niente affatto.

Tutti pensano che il successo sia un

esplosione, o almeno la percepiscono così, una

fiammata improvvisa che poi dura nel tempo, 

mentre è una crescita lenta, piena di onde

e talvolta bisogna nuotare anche 

controcorrente. La vita come il successo, non

 procede lungo una linea retta ascendente, ma 

è un susseguirsi di picchi. Non possiamo 

esimerci dal cambiamento, non possiamo 

escluderlo, anche perché ciò che

 non cambia è morto. Tutto ciò che smette di 

cambiare muore, e tutto ciò che vive non può

evitare di cambiare. Ogni esperienza di 

cambiamento prevede alti e bassi: quanto alti

 e quanto bassi possiamo deciderlo noi, se 

conosciamo bene la legge dell’ottava.

 

La legge dell’ottava, nota anche come legge del

sette, sfrutta le note musicali per spiegare un

concetto semplice: ogni  progetto, ogni 

percorso, ogni obbiettivo che ci poniamo andrà

 incontro a un paio di rallentamenti. Quando?

 Ce lo dice l’ottava: in musica tutte le note 

sono separate da due semitoni tranne il Mi e

il Fa, e il Si e il Do. 

 

Potremmo pensare a questi spazi come a momenti

 in cui l’energia scorre più faticosamente e 

si apre per noi la tentazione di lasciarci 

andare(se stiamo vivendo un dolore , per 

esempio di  sprofondare nella sofferenza). 

Nessuno di noi è speciale nel proprio

malessere: la fisica ci dice che siamo tutti 

fatti della stessa energia. Viviamo tutti gli

stessi problemi, benché etichettati in modo 

diverso.

 

Tutti incontro ad alti e bassi. Dov’è la 

differenza? Nella consapevolezza. Chi è

consapevole di questi meccanismi può gestire i

 bassi meglio di chi non lo è. Non possiamo 

sfuggire alla legge dell’ottava: non possiamo 

la crisi o la difficoltà. Ma possiamo 

decidere, nel momento in cui la crisi inizia,

di immettere energia nuova, di ridare slancio.


Se vuoi ulteriori informazioni sulle mie opere 

 visita il sito :crisdesignarte.com e lasciami la tua email , 

ti ricontatterò a breve 

 



Ecco perchè NON comprare nei MERCATINI DELL'USATO

  I mercatini dell'usato sono sempre stati visti ultimamente come accumuli di roba vecchia da dover piazzare da qualche parte, in sostit...